Cambiare prospettiva con gli stoici

Epitteto ha escogitato una tecnica per valutare le situazioni in maniera obiettiva e spogliarle dal condizionamento emotivo. 

Supponiamo di prendere in considerazione tre situazioni:

a. un progetto in cui abbiamo investito tanto tempo e risorse non sta andando bene e ci chiediamo se dovremmo continuare ad insistere oppure terminarlo.

b. un titolo azionario che abbiamo comprato qualche tempo fa sta perdendo il 40% rispetto al prezzo di acquisto. Che facciamo teniamo duro o lo vendiamo?

c.  è da tanti anni che lavoriamo in un’azienda: ci abbiamo dedicato tante energie, scalato tappe e posizioni ma è da un po’ di tempo che non siamo più motivati e non vediamo più possibilità di crescita. Rimaniamo o proviamo a cambiare?

Si tratta di casistiche in cui la decisione non è semplice perché è influenzata dal nostro attaccamento emotivo alla situazione. Siamo soggetti alla sunk cost fallacy che ci induce a persistere nella condizione esistente perché ci ricorda continuamente tutti gli sforzi che abbiamo fatto per arrivare fino a quel punto e quindi ci consiglia di default di mantenere lo status quo: meglio continuare ad investire nel progetto per non buttare tutti gli investimenti già fatti; meglio tenere il titolo, “in fondo ho già perso il 40% e se poi rimbalza dopo che lo vendo?”; meglio rimanere nell’azienda dove lavoro da anni, ormai conosco processi e persone a memoria, non ha senso sprecare tutto questo patrimonio che ho acquisito nel tempo.

Il problema è che quando abbiamo un forte attaccamento emotivo alla situazione non riusciamo a valutarla in maniera obiettiva, ad acquisire una visione esterna, da outsider, che ci permetterebbe di vedere le cose per come sono veramente e non per come le interpretiamo noi.

La visualizzazione proiettiva: un modello mentale stoico

La capacità di valutare le cose in maniera obiettiva, per quello che sono, e non farsi confondere dalle proprie rappresentazioni, è uno dei pilastri fondanti della filosofia degli antichi stoici. Secondo Epitteto, il grande maestro dello stoicismo romano, l’uomo comune è guidato dalle proprie rappresentazioni, cioè attribuisce alla realtà dei valori positivi o negativi che non hanno fondamento nella realtà stessa. Per questo dovremmo avere la prontezza di criticare ogni rappresentazione che ci si presenta (che non a caso i filosofi definivano phantasia) in modo tale che il giudizio che emettiamo non aggiunga nulla di soggettivo a ciò che è oggettivo e adeguato alla realtà.

Nello specifico Epitteto afferma che “il volere della natura è possibile apprenderlo da quelle cose in cui non abbiamo interessi personali”. Ossia, in parole semplici: possiamo capire il vero significato delle cose (“il volere della natura”) solo quando riusciamo a valutarle in maniera obiettiva, senza attaccamento emotivo (“senza interessi personali”).

“Il volere della natura è possibile apprenderlo da quelle cose in cui non abbiamo interessi personali.” (Epitteto)

Ma come fare? Come riuscire ad avere una visione esterna in quelle situazioni che ci riguardano personalmente? Nel suo Manuale, Epitteto suggerisce la visualizzazione proiettiva, un modello mentale che possiamo adottare quando ci troviamo in queste situazioni:

“Se il servo di un altro rompe un bicchiere, subito sei pronto a dire: ‘sono cose che capitano’. Sappi allora che, quando è il tuo bicchiere a rompersi, devi comportarti allo stesso modo di quando si è rotto il bicchiere dell’altro. Lo stesso comportamento trasferiscilo a situazioni più gravi. È morto il figlio o la moglie di qualcuno? Non vi è nessuno che non sappia dire: ‘È nel destino umano’. Ma quando muore il figlio di una persona particolare, ecco che costui subito grida: ‘Ahimè, infelice che non sono altro!’. E invece dovrebbe ricordare quello che proviamo quando sentiamo un fatto del genere riguardo ad altri.”

La strategia che suggerisce Epitteto è la seguente: quando ti trovi di fronte ad una situazione difficile, prova a proiettarla e pensare che in quella situazione non ci sei tu ma un tuo amico: cosa gli suggeriresti di fare?

Nel caso del progetto probabilmente gli diresti: “sì ok, ci state lavorando da tanto tempo ma i risultati sono deludenti, questo l’avete notato no? Non sarebbe il caso di tagliare gli investimenti e indirizzarli su qualcosa di più promettente? In fondo quello che conta sono i risultati futuri, non quanto avete investito in passato. Ne ho visti tantissimi di progetti falliti, non c’è niente di strano.”

E nel caso del titolo in perdita potresti suggerirgli: “è vero hai perso il 40%. Ma chi ti dice che il titolo deve rimbalzare per forza e tornare al tuo prezzo di acquisto? Magari potresti perdere ancora di più. Il fatto che il prezzo stia continuando a scendere forse dipende dal fatto che l’azienda non è proprio solidissima. Sai quanta gente perde soldi comprando i singoli titoli? È molto difficile fare stock picking, non sei sicuramente l’unico in questa situazione.”

Infine riguardo alla situazione lavorativa: “sei sicuro di voler rimanere lì visto che è un po’ che non sei motivato e non hai più prospettive di crescita? Certo sei tranquillo e in una situazione di comfort perché conosci tutti, ma se ti rimetti in gioco potresti trovare nuovi stimoli e imparare cose nuove. In fondo cambiare lavoro non è una cosa così traumatica, sai quante persone lo fanno ogni giorno?”

Avete fatto caso che quando una persona chiede il nostro parere, riusciamo quasi sempre a valutare la situazione in maniera obiettiva, vederla per quello che è veramente e quindi a dare dei buoni consigli? Questo perché non abbiamo un attaccamento emotivo alla situazione, non l’abbiamo caricata di una rappresentazione soggettiva, di un giudizio di valore positivo o negativo che non ha nulla a che fare con la realtà: è questo il vero vantaggio del chiedere un consiglio agli altri, per ottenere un punto di vista non inquinato dagli “interessi personali”.

Purtroppo, spesso ci sentiamo ripetere: “sei bravo a dare consigli agli altri ma quando si tratta di te stesso sei un disastro!”. Ma questo è ovvio! Il motivo l’abbiamo capito. Per questo però ci possiamo servire della tecnica introdotta da Epitteto: di fronte ad una scelta difficile, pensiamo  a che consigli daremmo ad un’altra persona che si trovasse nella stessa situazione. In questo modo riusciremmo a spogliarla dalle nostre rappresentazioni soggettive e a vederla per quello che veramente è. Così potremmo essere saggi con noi stessi, così come lo siamo con gli altri.

Bibliografia

Epitteto. Manuale. BUR Rizzoli, 2021.

Hadot, Pierre. La cittadella interiore. Vita e Pensiero, 2022.

Irvine, William B.. L’antica arte di saper vivere. Piano B Edizioni, 2022.

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