Come non affondare in un mare di ca**ate

Le fake news hanno una velocità di diffusione sei volte superiore alle notizie vere: occorre dotarsi dei modelli mentali per smascherarle.

Nel saggio “L’arte della menzogna politica” del 1710, Jonathan Swift scriveva che “le falsità volano, e la verità arriva dopo zoppicando, cosicché quando gli uomini si rendono conto di essere stati ingannati è troppo tardi; lo scherzo è finito e la storia ha avuto il suo effetto.”

Trecento anni dopo Swift, l’avvento dei social media ha ulteriormente acuito il problema: le notizie false o fake news ci rincorrono in tempo reale, condizionano le nostre opinioni e possono arrivare addirittura ad influenzare i risultati delle elezioni, l’assetto politico di un Paese, gli equilibri di forza tra Stati e la risposta a catastrofi o atti di terrorismo.

“Le falsità volano, e la verità arriva dopo zoppicando.” (Jonathan Swift)

La fake news si diffondono più velocemente: lo studio del MIT

Tre ricercatori del MIT hanno pubblicato nel 2018 sulla rivista Science lo studio più completo mai realizzato sulla diffusione delle fake news sui social media. Gli studiosi si sono focalizzati su Twitter e hanno analizzato la diffusione di 126.000 “cascate di notizie” twittate da oltre 3 milioni di persone nel periodo 2006-2017. Le notizie sono state classificate “false” o “vere” grazie al riscontro di 6 organizzazioni indipendenti di fact-checking.

I risultati sono drammatici: i ricercatori hanno riscontrato che le notizie false hanno una velocità 6 volte superiore rispetto a quelle vere nel raggiungere 1500 persone e 20 volte superiore nel raggiungere una cascata di 10 retweet. In generale le persone hanno una probabilità del 70% superiore di retwittare una notizia falsa rispetto ad una vera.

La spiegazione? La verità è noiosa e non interessa a nessuno. Siamo invece affascinati da ciò che è differente, nuovo e sensazionale e lo vogliamo immediatamente condividere con gli altri. Il problema è che le notizie sensazionali sono molto spesso anche false, ma questo non sembra interessarci.

Come riconoscere le ca**ate

La diffusione di fake news rappresenta un vero e proprio pericolo di inquinamento culturale: diventa sempre più importante sviluppare strategie che ci consentano di navigare indenni nel mare di ca**ate in cui siamo immersi. I ricercatori dell’Università di Washington Carl Bergstrom e Jevin West, nel loro libro Calling Bullsh*t, letteralmente Smascherare le cazzate, elencano una serie espedienti che possono essere utilizzati per aiutarci a capire quando una notizia non è affidabile.

1. Farsi tre semplici domande

Quando vengono a conoscenza di una nuova informazione, i giornalisti sono stati allenati a chiedersi tre semplici domande:

         -chi mi sta dicendo questa cosa?

         -come fa a saperlo?

         -cosa sta cercando di vendermi questa persona?

Queste domande sorgono spontaneamente ogni volta che stiamo effettuando un acquisto, ad esempio una nuova auto o un prodotto finanziario: alziamo immediatamente le difese e diventiamo scettici. Il fatto è che dovremmo utilizzare lo stesso atteggiamento dubbioso anche quando guardiamo le notizie sui social, ascoltiamo il telegiornale o leggiamo su una rivista l’ultimo ritrovato per migliorare la nostra forma fisica.

Quello che dobbiamo razionalizzare è che le persone non cercano di venderci solo macchine o polizze assicurative, ma anche idee, punti di vista e opinioni. Molti business si basano sul convincerci a credere o a fare qualcosa di nuovo: anche se molto spesso non ce ne rendiamo conto, siamo comunque oggetto di una vendita.

Nel mondo dei social media si usa ripetere “se non stai pagando, allora tu sei il prodotto”. O ancora meglio, come dice Jason Lanier nel documentario “The Social Dilemma”, “è il graduale e impercettibile cambiamento del tuo comportamento e della tua percezione ad essere il prodotto. Niente è gratis, anche se non stai pagando.

2. Attenzione alle liste

In una economia basata sul numero di click, una lista “top ten” può generare 10 click su 10 pagine diverse da parte della stessa persona. Per questo ci vengono proposte in continuazione la classifica dei dieci migliori ristoranti, i sette comportamenti per un fisico scolpito e così via.

Dove sta il rischio? In gran parte delle liste o classifiche i componenti sono assemblati in maniera grossolana, spesso confrontando mele con pere e molti elementi hanno l’unico obiettivo di allungare la lista. In sostanza: non dare credito alle classifiche che leggi sui siti online o sui social.

3. Se è troppo bello (o brutto) per essere vero…

Una regola generale per individuare le ca**ate è che se una notizia è troppo bella (o brutta) per essere vera, allora probabilmente è falsa. Ricordiamoci dello studio dei ricercatori del MIT: nel mondo dei social media le notizie che si diffondono di più sono quelle che generano shock, meraviglia o indignazione; in sostanza quelle che fanno le affermazioni più estreme. E le affermazioni estreme sono spesso troppo belle o brutte per essere vere.

4. Ragionare per ordini di grandezza, come faceva Enrico Fermi

Di solito su internet o sui social media veniamo inondati di numeri, che hanno una presa immediata su chi li legge: come facciamo a capire velocemente se questi numeri hanno un senso senza dover ogni volta effettuare una ricerca approfondita?

Possiamo ragionare utilizzando la tecnica resa popolare da Enrico Fermi per effettuare stime affidabili quando si hanno pochi o nessun dato a disposizione, definita Problema o Stima di Fermi. Un modo molto semplice per utilizzare la Stima di Fermi è quello di ragionare solo per potenze di 10 o ordini di grandezza.

Supponiamo di aver letto su un articolo che in Italia ci sono circa 120.000 persone che si chiamano Paolo Rossi. E’ un numero che ha senso secondo voi? 

Proviamo a ragionare per ordini di grandezza. Il numero di abitanti in Italia è circa 60 milioni e questo più o meno lo sappiamo tutti. Consideriamo quindi il nome Paolo: quante persone potrebbero averlo? 1 su 10? No troppe, anche perché la metà sono donne. 1 su 1000? No, troppo poco perché Paolo è piuttosto diffuso. Quindi la stima più corretta potrebbe essere 1 su 100. Come vedete stiamo ragionando solo per potenze di 10 (10-100-1000 etc). 

Lo stesso ragionamento lo possiamo fare sul cognome Rossi: anche qui la stima di 1 su 100 sembra ragionevole. A questo punto siamo pronti per fare la nostra stima molto approssimativa di quanti Paolo Rossi ci sono in Italia: 1% x 1% X 60 milioni = 6000. Il numero reale è circa pari alla metà: anche se siamo stati un pò imprecisi questo calcolo veloce è stato però sufficiente per capire che quanto affermato nell’articolo era completamente fuori strada!

Fermi adottò questo metodo per stimare la potenza della bomba atomica esplosa nel Trinity test basandosi sulla distanza che percorsero dei pezzi di carta che fece cadere dalla sua mano durante l’esplosione: la stima approssimativa di Fermi, pari a 10 kilotoni di TNT risultò abbastanza accurata e comunque entro un ordine di grandezza dal valore di 21 kilotoni che è la potenza riconosciuta ufficialmente.

E’ ovvio che non possiamo pretendere di paragonarci a Fermi. Però ragionare per ordini di grandezza ci consente di analizzare un problema velocemente, dimensionarlo correttamente e capire al volo se i numeri che stiamo leggendo abbiano un senso o meno. Infatti, se le nostre ipotesi pur approssimative sono ragionevoli, dovremmo ottenere una stima finale che rimane nello stesso ordine di grandezza del valore reale e questo è quasi sempre sufficiente per smascherare le ca**ate.

5. Evitare il confirmation bias

Quando un articolo o una notizia conferma le nostre opinioni preesistenti siamo subito disposti a prenderla per buona senza metterla in discussione. Entra in azione il confirmation bias cioè la tendenza a notare, credere e condividere quello che pensiamo già e a trascurare invece le opinioni discordanti.

Il confirmation bias è uno dei principali fattori che contribuisce alla diffusione delle ca**ate: infatti per sfruttare questa distorsione, gli algoritmi delle principali piattaforme social iniziano a suggerirci contenuti sempre più personalizzati creando una realtà differente per ciascuno di noi, dove compaiono solo notizie e informazioni che confermano e rafforzano la nostra visione del mondo. E se leggiamo una notizia che è allineata con quello in cui crediamo già, perché perdere tempo a controllare la sua affidabilità? Sarà sicuramente vera!!

6. Fare attenzione all’effetto illusorio della verità

L’effetto illusorio della verità descrive la situazione in cui, quando sentiamo ripetere la stessa notizia falsa più e più volte, tendiamo gradualmente a convincerci che sia vera, anche se inizialmente pensavamo fosse falsa. Questo effetto diventa ancora più pericoloso con l’avvento delle piattaforme social: come evidenziato nello studio del MIT, le notizie false si diffondono più velocemente di quelle vere. Il fatto di notare con grande frequenza una notizia non ci deve far stare tranquilli sulla sua affidabilità: anzi molto spesso è proprio il contrario.

Conclusioni

Oggi ci troviamo purtroppo immersi in un mare di ca**ate, un muro di rumore che non ci consente di percepire il segnale. Avere delle strategie che ci consentano di smascherare le ca**ate diventa quindi molto importante, anche per evitare di essere complici di una loro ulteriore diffusione.

In ThinkinPark riteniamo che una strategia molto efficace sia anche quella di disconnettersi ogni tanto, ridurre la frequenza delle informazioni a cui ci esponiamo. E’ preferibile correre il rischio di perdersi qualcosa piuttosto che essere ansiosi di essere sempre aggiornati. Questo ci consentirà di essere più concentrati quando dobbiamo processare le informazioni e smascherare le ca**ate durante la nostra modalità “connessa”. 

Bibliografia:

Bergstrom Carl T. e West, Jevin D. Calling Bullshit: The Art of Scepticism in a Data-Driven World. Allen Lane, 2020.

Vosoughi Soroush; Roy Deb; Aral Sinan. The Spread of True and False News Online. Science, March 2018.

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