Franklin Roosevelt e il metodo induttivo: l’ingrediente segreto del New Deal

Per Franklin Roosevelt le decisioni e l’amministrazione erano parte di un processo vivente ed in continua evoluzione. Non poteva essere altrimenti in considerazione delle sfide che si trovava ad affrontare. 

Il metodo induttivo si basa su una continua analisi del feedback con l’obiettivo di testare l’idea di partenza ed eventualmente modificarla e migliorarla. E proprio il metodo induttivo fu la strategia utilizzata da Franklin Roosevelt per implementare con grande efficacia quell’insieme di riforme che sono passate alla storia come il New Deal.

Nel 1933 gli Stati Uniti si trovavano sull’orlo del baratro e il sistema finanziario era vicino al collasso: la gravità della situazione era tale che Roosevelt introdusse 15 decreti legislativi nei primi cento giorni del suo mandato. Miliardi di dollari furono stanziati per favorire nuovi lavori pubblici, aiutare i disoccupati, sostenere i mutui, proteggere gli investitori, garantire i depositi bancari, aumentare i prezzi agricoli e tanto altro ancora. In questo contesto non c’era ovviamente tempo per approfondire nel dettaglio tutti i dossier sul tavolo: l’unica strategia era quella di adottare un approccio sperimentale. Introdurre senza paura nuove misure innovative, monitorare se funzionavano ed eventualmente modificarle.

L’analisi continua del feedback

Roosevelt continuava a ripetere ai suoi uomini: “Non confondete quello che si dice a Washington con quello che le persone pensano nel paese. Andate e verificate quello che sta succedendo, controllate gli effetti di quello che stiamo facendo. Parlate con la gente; cercate di capire l’aria che tira.”

Roosevelt, conscio di aver introdotto delle misure innovative e mai testate in precedenza, si rese conto di come fosse fondamentale comprendere prima possibile quali dei programmi stavano funzionando e quali no.

Strutturò quindi un sistema di feedback basato su tre pilastri. Nonostante iniziasse la giornata leggendo una mezza dozzina di giornali di città, il suo fedele assistente Louis Howe si occupava ogni giorno di creare un sommario con gli articoli e gli editoriali più interessanti estrapolati dai giornali delle piccole cittadine e villaggi di campagna sparsi per il paese. Grazie a questa collezione di articoli, ridenominata il Daily Bugle, Roosevelt aveva una comprensione più vicina al territorio su quello che le persone realmente pensavano sui programmi del New Deal. 

Inoltre circa 6-8mila lettere venivano recapitate ogni giorno alla Casa Bianca dopo che Roosevelt aveva più volte comunicato al paese di voler ricevere il feedback direttamente dai cittadini: queste lettere rappresentavano un tesoro informativo da cui i collaboratori del presidente estrapolavano i commenti più interessanti.

Infine Roosevelt poteva contare sulle relazioni della moglie Eleanor che, da attivista, percorreva ogni anno centinaia di migliaia di chilometri per il paese incontrando ogni genere di persone, ascoltando lamentele, esaminando l’efficacia sul campo dei programmi del New Deal e accumulando una montagna di storie e aneddoti. Erano proprio le storie sulle persone comuni, quelle che interessavano di più al presidente e gli rimanevano impresse nella memoria.

Migliorare e cambiare idea se necessario

Durante il suo secondo discorso alla nazione, quando annunciò i suoi piani per riformare radicalmente il sistema, Roosevelt affermò: “Non nego che potremmo commettere degli errori. Non mi aspetto di colpire la pallina ogni volta che mi presento al piatto. Quello a cui aspiro è avere la media battuta più alta possibile.”

“Non mi aspetto di colpire la pallina ogni volta che mi presento al piatto. Quello a cui aspiro è avere la media battuta più alta possibile.” (Franklin Roosevelt)

Continuava a ripetere ai membri del suo staff, sottoposti ad enormi pressioni per il fatto di dover introdurre in fretta misure di portata straordinaria, che una volta che avessero analizzato il problema da tutti i punti di vista possibili nel tempo a disposizione, dovevano procedere senza troppi dubbi o preoccupazioni: “Dobbiamo fare il meglio con quello che sappiamo al momento. Se non funziona, lo possiamo modificare successivamente.”

“Facciamo il meglio con quello che sappiamo al momento. Se non funziona, possiamo modificarlo successivamente.” (Franklin Roosevelt)

Questa capacità di adattare e aggiustare le cose in corsa giocò un ruolo centrale nelle riforme che introdusse per sanare le speculazioni e gli abusi del mercato finanziario e per salvare dal collasso il sistema bancario.

A seguito degli scandali sui mercati finanziari, in cui milioni di investitori privati avevano perso i propri risparmi investendo inconsapevolmente in prodotti altamente speculativi, Roosevelt introdusse il Truth in Securities Act, che aveva l’obiettivo di regolare l’informativa, spesso ingannevole, di questi prodotti. Il decreto introduceva, per gli emittenti di nuovi strumenti finanziari, l’obbligo di presentare un prospetto alla Federal Trade Commission (FTC): un’informativa ingannevole avrebbe portato ad una pena di 5 anni di detenzione. Il decreto scontentò sia i conservatori che i progressisti: mentre gli uomini d’affari lamentarono che le punizioni draconiane inflitte da quegli incompetenti della FTC avrebbero disincentivato l’attività dei broker, inchiodando i mercati e ritardando la ripresa, i riformatori furono profondamente delusi dal fatto che tutti i titoli azionari e obbligazionari già esistenti fossero stati esentati dalla norma.

Rendendosi conto che il decreto non funzionava, Roosevelt si mosse velocemente per modificarlo, al contempo mitigando le misure punitive ma estendendole anche ai titoli già emessi.  Considerata la scarsa fiducia nella FTC, il nuovo decreto, denominato Securities and Exchange Act, prevedeva anche l’introduzione di un nuovo organo regolatore, la Securities and Exchange Commission (SEC), composta da cinque commissari di alto livello, in carica per cinque anni. I broker si agitarono subito all’idea di dover sottostare ad un’agenzia governativa e il New York Stock Exchange minacciò addirittura di trasferirsi a Montreal. Conscio dell’opposizione che stava montando, Roosevelt scrisse una lettera al Congresso affermando che se il decreto non fosse passato, ne avrebbero dovuto rispondere di fronte ai cittadini americani che erano ben consapevoli che la “speculazione senza regole” degli anni precedenti era stata la ragione principale del crash azionario e degli anni di depressione che ne erano seguiti. Il decreto passò senza problemi e la SEC è ancora oggi l’agenzia che regola i mercati finanziari negli Stati Uniti.

C’era poi da risolvere la crisi del sistema bancario: le banche erano state oggetto di una corsa agli sportelli ed erano state chiuse per evitare una catena di fallimenti. Secondo Roosevelt, la ragione principale della crisi era dovuta al fatto che gli istituti di credito avevano utilizzato i depositi per effettuare investimenti speculativi sul mercato azionario e ora non erano più in grado di far fronte alle richieste di prelievo. Il 91esimo giorno dall’inizio del suo mandato, Roosevelt introdusse il Glass-Steagall Act: le banche avrebbero dovuto scegliere se svolgere un’attività commerciale o di investimento. Non sarebbe stato più possibile svolgerle entrambe.

Durante la discussione del decreto, il Senato introdusse un emendamento che prevedeva la creazione di una garanzia governativa sui depositi, finanziata con un premio assicurativo pagato dalle banche. Roosevelt si mostrò inizialmente contrario a questa iniziativa, temendo che le banche più deboli avrebbero pesato su quelle migliori e minacciò addirittura di porre il suo veto. Tuttavia, alla fine, il decreto fu approvato includendo l’emendamento.

Nel giro di qualche mese Roosevelt si rese conto di come la sua opposizione all’emendamento fosse completamente sbagliata: la creazione della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) gettò le basi per riconquistare la fiducia dei depositanti. Nel 1934, il 90% delle banche comprò l’assicurazione e nei cinque anni successivi i depositi aumentarono del 50%. La creazione della FDIC è stata uno dei cambiamenti strutturali più importanti che consentì di rafforzare la stabilità monetaria: l’assicurazione è attiva ancora oggi ed è stata adottata dai sistemi bancari di tutti i paesi sviluppati.

La separazione tra banche commerciali e di investimento, ridusse significativamente la speculazione e inaugurò un periodo di grande stabilità del sistema finanziario: non dobbiamo stupirci se la grande crisi del 2008 fu preceduta dall’abrogazione del Glass-Steagall Act, avvenuta a seguito delle pressioni dei grandi gruppi bancari nel 1999.  

Conclusioni

Il successo di Roosevelt è figlio della sua grande capacità di applicare il metodo induttivo: introduzione di misure coraggiose e innovative, monitoraggio attento degli effetti e del feedback e continua revisione e modifica delle ipotesi di partenza. Così fece con il Securities and Exchange Act, quando rivide sostanzialmente l’impostazione e il perimetro del decreto. E allo stesso modo, dopo aver inizialmente osteggiato la FDIC,  dopo poco tempo la supportò come fosse stata una sua diretta emanazione. Niente era scritto nella pietra; niente era definitivo. Per Franklin Roosevelt le decisioni e l’amministrazione erano parte di un processo vivente ed in continua evoluzione. Non poteva essere altrimenti in considerazione delle sfide che si trovava ad affrontare.

Bibliografia

Goodwin, Doris Kearns. Leadership in Turbulent Times. Penguin Books, 2018.

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