Le 6 lezioni di leadership di Theodore Roosevelt

L’impresa dei Rudi Incursori a Kettle Hill nel 1898 rivelò le grandi doti di leadership di Theodore Roosevelt. 

Quando nell’aprile del 1898 gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Spagna, Theodore Roosevelt, tra lo stupore generale dei suoi conoscenti, decise di abbandonare il posto da dirigente nel Ministero della Marina ed una carriera politica ormai avviata, per arruolarsi come volontario nell’esercito. Per supportare le truppe regolari, il governo aveva infatti deciso di creare tre reggimenti di volontari che dovevano essere costituiti esclusivamente da uomini di frontiera che possedessero abilità da cavalieri e tiratori: proprio le qualità che Roosevelt aveva acquisito nei due anni di ritiro dalla politica in cui aveva vissuto come un vero cowboy nelle Badlands, nel Dakota del Sud.

Non è il titolo che conta

Il Ministro della Guerra Russell A. Alger decise di affidare a Roosevelt il ruolo più importante, quello di colonnello del primo dei tre reggimenti: nonostante le sue ambizioni, Theodore decise di rifiutare l’incarico per il quale raccomandò invece il suo più giovane amico Leonard Wood. Era consapevole infatti di non avere l’esperienza e le competenze necessarie per gestire velocemente il rifornimento e l’approvvigionamento di un reggimento, caratteristiche possedute da Wood che aveva servito nell’esercito e aveva ricevuto la Medaglia d’Onore. Si rese disponibile invece a supportare Wood come secondo al comando, nel ruolo di tenente colonnello. “Alger considerò la mia scelta uno stupido atto di autoannullamento”, commentò successivamente Roosevelt, “non si rese conto che era la scelta più saggia che potessi fare.” Roosevelt non si focalizzò sul titolo che avrebbe avuto, ma sulle probabilità di successo del reggimento di cui avrebbe condiviso il comando.

Lezione N1: un leader è consapevole dei suoi punti di forza e di debolezza e non punta al risultato personale ma a massimizzare le probabilità di successo del team in cui si trova ad operare.

“Sapere quello che è giusto non conta molto se non fai quello che è giusto.” (Theodore Roosevelt)

La creazione del team

Wood e Roosevelt formarono un team ben assortito. Mentre Wood si occupava di recuperare cavalli, selle, tende, coperte, stivali e tutto il necessario, Roosevelt si dedicò all’attività di marketing del reggimento, che divenne conosciuto con il nome di “Rudi Incursori” (Rough Riders). La promozione fatta da Roosevelt fu così efficace che in soli cinque giorni furono ricevute 20.000 applicazioni a fronte degli 800 posti disponibili.

Roosevelt aveva in mente di creare una forza di combattimento che rappresentasse una sorta di microcosmo dell’intera unione: così si impegnò per convincere le autorità ad includere anche i cittadini dagli stati dell’Est che avessero in comune con i cowboy di frontiera, gli Indiani, i cacciatori e i minatori, il coraggio e il desiderio di avventura. Trovò queste qualità tra i giocatori di football della Ivy League, giocatori di polo, vogatori, sportivi di club come il Knickerbocker e il Somerset e i poliziotti di New York. Roosevelt credeva fortemente nel valore aggiunto di un gruppo costituito da personalità differenti: uomini dell’ovest e dell’est, cowboy e fighetti della Ivy League, laureati ed ignoranti, ricchi e poveri. Ora si trattava di mettere insieme questo mosaico di elementi eterogenei e farli funzionare come un corpo solo. Come ci riuscì?

Per creare lo spirito di corpo necessario per il successo dell’impresa, Roosevelt fece in modo che nelle tende del campo di addestramento a San Antonio, i cowboys e i mandriani dormissero a fianco dei rampolli dell’alta finanza newyorkese. Mise insieme quelli dell’ovest e dell’est nei compiti giornalieri di lavanderia e a scavare e riempire le latrine. In tutto il reggimento emerse un comune denominatore: lo spirito di gruppo prevaleva e annullava le differenze sociali e di educazione.

Lezione N2: il leader crea un team di persone con caratteristiche differenti e le mette a lavorare insieme su un unico obiettivo. La diversità non genera contrasti ma costituisce un valore aggiunto se ciascuno ha la possibilità di fornire il proprio contributo.

La leadership va guadagnata

Roosevelt era consapevole che la leadership andasse guadagnata e non potesse essere garantita solo dal ruolo. Gli uomini di frontiera, che costituivano il cuore del reggimento, erano individualisti che vedevano con disprezzo la gerarchia e i privilegi legati al titolo. Come aveva imparato allevando bestiame negli anni in Sud Dakota, dare ordini e pagare il salario non era sufficiente per guadagnarsi il rispetto; avrebbe dovuto condividere la vita di campo con loro e rendersi disponibile a fare gli stessi lavori che chiedeva ai suoi uomini. “Quando iniziammo a fare le cose sul serio” ricordò successivamente Roosevelt, “noi ufficiali e gli altri uomini condividevamo gli stessi rifugi e lo stesso cibo. Tutte le lamentele terminarono quando iniziammo a dormire tutti insieme all’aperto.”

Lezione N3: la leadership va guadagnata con l’esempio. Il leader non chiede mai ai suoi colleghi qualcosa che non sarebbe disposto a fare lui in prima persona.

“Non è il critico che conta o l’uomo che sottolinea come il forte inciampa o quando chi agisce avrebbe potuto fare meglio. Il merito appartiene all’uomo nell’arena, con la faccia ricoperta di polvere e sudore.” (Theodore Roosevelt)

La giusta distanza

Durante l’addestramento, Roosevelt dovette imparare a vivere insieme ai suoi uomini senza però superare quella sottile linea di familiarità che avrebbe potuto minare il rispetto nei suoi confronti. Un giorno, dopo una serie di dure esercitazioni nel caldo opprimente di San Antonio, Roosevelt annunciò ai suoi ragazzi: “andate dentro e prendete tutte le birre che volete: offro io!”. Quella stessa sera fu convocato da Wood nella sua tenda: il colonnello gli ricordò la confusione e i dilemmi che avrebbe creato nella testa dei suoi uomini se si fosse rilassato troppo con loro. Roosevelt si rese conto dell’errore che stava compiendo: aveva sicuramente guadagnato l’affetto delle sue truppe, ma non aveva stabilito la giusta distanza. “Quando terminammo le esercitazioni più dure, misi su una tenda e iniziai a starmene un po’ da parte perché ricercare popolarità mostrando debolezza o viziando i tuoi uomini è un errore fatale. Non possono avere rispetto di un comandante che non è in grado di mantenere la disciplina.” L’esperienza gli insegnò a mantenere un giusto bilanciamento tra affetto e rispetto.

Lezione N4: il leader mantiene la giusta distanza. E’ uno del gruppo ma non supera mai quella sottile linea che potrebbe minare il rispetto nei suoi confronti.

Le condizioni per lavorare al meglio

Nel caos del trasferimento dal Texas al porto di Tampa per imbarcarsi per Cuba, Roosevelt dimostrò una grande capacità nel gestire problemi di tutti i tipi, mantenere l’ordine e anche aggirare il protocollo per proteggere le sue truppe. Quando sembrava non ci fossero i fondi per i treni che servivano per il trasporto dell’equipaggiamento pesante, decise di pagarli di tasca sua. Quando si trovarono di fronte a carne rancida, riuscì ad ottenere altre provviste commestibili. Quando la nave che avrebbe dovuto trasportarli non era più disponibile, con una mossa astuta e risoluta, occupò quella riservata per un altro reggimento. Nel giro di poche settimane riuscì a guadagnarsi una fiducia incondizionata: si era assunto le proprie responsabilità, aveva dimostrato ai suoi uomini che avrebbe fatto tutto il possibile per metterli nelle migliori condizioni per portare a termine quello per cui si erano preparati. E i suoi uomini, a loro volta, erano pronti a fare tutto quello che lui gli avrebbe chiesto.

Lezione N5: compito del leader è mettere i colleghi nelle migliori condizioni per poter svolgere il proprio lavoro. Questo sarà un carburante prezioso per la loro motivazione.

La calma negli appuntamenti importanti

La mattina dello scontro decisivo su Kettle Hill, Roosevelt si mostrò ai suoi uomini con la solita tranquilla routine, rasandosi con grande calma e annodandosi al collo una bandana a pois. Arthur Crosby, uno dei Rudi Incursori, affermò di aver trovato rassicurante “all’alba di una grande battaglia, vedere il proprio comandante comportarsi come qualsiasi altro giorno.”

Lezione N6: il leader mantiene la calma nei momenti importanti e non trasferisce ulteriore tensione ai membri del suo team.

Conclusioni

La conquista di Kettle Hill da parte dei Rudi Incursori è un classico della storia americana: questo gruppo di volontari assemblati in poche settimane si rese protagonista di un’impresa memorabile, superando in efficacia ed organizzazione le stesse truppe regolari. Il tutto grazie alle grandi doti di leadership di Theodore Roosevelt che, grazie alla popolarità acquisita con l’impresa, divenne qualche anno dopo, nel 1901, all’età di 42 anni, il più giovane presidente della storia degli Stati Uniti.

“Fai quello che puoi, con quello che hai, dove ti trovi.” (Theodore Roosevelt)

Bibliografia

Kearns Goodwin, Doris. Leadership in Turbulent Times. Penguin Books, 2018.

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