Il Campo di Forza: cosa influisce sul cambiamento

Con l’Analisi del Campo di Forza, Kurt Lewin ha introdotto una metodologia molto efficace per spiegare i comportamenti e la tensione verso il cambiamento.

Daniel Kahneman è forse la figura più conosciuta nel campo della psicologia della scelta. Vincitore del premio Nobel dell’economia nel 2002, con i suoi studi ha posto le basi per lo sviluppo di una nuova disciplina denominata “finanza comportamentale”.

In un’intervista del 2017, Kahneman ha affermato che l’idea nel campo della psicologia che lo ha più influenzato in assoluto risale al periodo in cui era ancora uno studente universitario e venne a conoscenza delle teorie di Kurt Lewin. Lewin è stato uno psicologo di origini polacche che, trasferitosi negli anni ’30 negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni naziste, elaborò una serie di teorie che diedero origine allo sviluppo della psicologia sociale. Nello specifico Kahneman si riferisce alla teoria che prende il nome di Analisi del Campo di Forza (Field Force Analysis) sviluppata da Lewin nel 1951.

Le forze di Lewin

Secondo Lewin il comportamento di ciascun individuo o organizzazione è il risultato del bilanciamento di due forze opposte. Da una parte ci sono le forze che ti spingono verso una particolare direzione, obiettivo o comportamento che chiameremo forze a favore (“driving forces”); dall’altro ci sono le forze contro (“restraining forces”) che si muovono in direzione opposta. Le forze a favore spingono verso il cambiamento e il raggiungimento di un obiettivo mentre le forze contro sono a favore del mantenimento dello status quo (vedi figura 1). Ogni situazione e la sua eventuale evoluzione dipende dal peso relativo di questi due fattori.

Figura 1: le forze in campo che influiscono sul raggiungimento dell’obiettivo. Elaborato da daniellock.com

Supponiamo di prendere in considerazione un’azienda che si ponga l’obiettivo di incrementare la produttività di una sua unità operativa. Le spinte a favore del cambiamento possono derivare da maggiori pressioni dei manager, l’introduzione di nuove tecnologie, una nuova organizzazione del lavoro, l’introduzione di incentivi legati alla performance e così via. Le spinte che si oppongono possono essere rappresentate da bassi livelli di motivazione, apatia, mancanza di flessibilità rispetto a cambiamenti organizzativi, formazione insufficiente, paura del cambiamento e del fallimento.

Oppure pensiamo al caso di una persona che voglia iniziare a fare sport. Le forze a favore sono rappresentate dal desiderio di sentirsi più in forma, di migliorare il proprio stato di salute, dalla prospettiva di avere un fisico più prestante mentre i freni sono rappresentati dalla pigrizia, dalla stanchezza, dalla mancanza di tempo, da una vita sregolata e così via. Il fatto che inizi ad allenarsi con costanza dipende da quali delle due spinte tenderanno a prevalere.

Eliminare i freni invece di spingere sull’acceleratore

Secondo Kahneman la grande intuizione di Lewin sta nel fatto di aver evidenziato che per innescare un cambiamento o tendere verso un obiettivo sia quasi sempre più efficace cercare di moderare le forze contro piuttosto che cercare di incrementare le forze a favore. In sostanza è più efficace cercare di eliminare i freni, l’attrito, piuttosto che spingere ulteriormente sull’acceleratore.

Se siamo un manager e vogliamo convincere una persona a raggiungere un obiettivo invece di chiederci “cosa posso fare per spingerlo in quella direzione?” dovremmo invece chiederci “perché non ci sta andando da solo?”, “cosa posso fare per rendergli più semplice il percorso?”.

Il fatto è che invece la soluzione di default è quella di ricorrere ad un mix di incentivi, minacce o tentativi di convincimento e ci si dimentica sistematicamente di lavorare sul tema della riduzione delle resistenze. Questo perché la metodologia proposta da Lewin e Kahneman è profondamente controintuitiva. In primo luogo, se vogliamo indurre il cambiamento in un’altra persona dovremmo prima cercare di vedere la situazione dal suo punto di vista: solo in questo modo saremo in grado di individuare le forze contro che lo tengono ancorato allo status quo. Inoltre abbiamo una naturale predisposizione all’addizione e quindi ci risulta più semplice aggiungere incentivi, motivazioni o punizioni piuttosto che sottrarre, cioè eliminare gli ostacoli al cambiamento.

In sistemi complessi come le aziende, le organizzazioni sociali e in qualsiasi dinamica di team, cercare di spingere verso il miglioramento partendo dalla riduzione dei freni e degli attriti è una soluzione più efficace perché evita di introdurre ulteriori tensioni in contesti che molto spesso sono già stressati. Al contrario spingere sulle forze a favore, attraverso incentivi, pressioni, punizioni può avere l’effetto di incrementare ulteriormente le resistenze aumentando la tensione nel sistema.

Prendiamo il caso di Luca che è appena arrivato come nuovo responsabile di un team caratterizzato da elevata produttività ma sfiancato dal responsabile precedente, Giovanni, che aveva spinto al massimo chiedendo importanti sforzi per massimizzare il risultato di breve periodo. Il comportamento pressante di Giovanni aveva determinato una crescita delle forze contro all’interno del team, come ostilità e malumori che avevano già iniziato a concretizzarsi in assenteismo e dimissioni ed avevano innescato un processo di riduzione della produttività proprio al momento dell’arrivo di Luca.

Luca decide di cambiare strategia: invece di continuare a spingere, si prende un po’ di tempo per parlare con il team e cercare di capire cosa non va. Decide di investire più risorse in formazione per incrementare il livello medio di competenze nel gruppo e di fare più 1-1’s per ascoltare le opinioni dei singoli. Questa nuova strategia riduce la produttività nel breve periodo ma diminuisce significativamente anche le forze contro: adesso le persone sono più preparate, motivate e meno ostili. Ben presto la produttività tornerà ai livelli precedenti, questa volta in maniera più sostenibile.

Conclusioni

Abbiamo deciso di iniziare a correre. Qual è la prima cosa che facciamo? Probabilmente ci compriamo un paio di scarpe professionali, un nuovo outfit completo e magari anche uno smartwatch per tenere sotto controllo i progressi futuri. In sostanza stiamo andando in addizione: pensiamo che questi acquisti costituiscano una forza a favore che insieme al desiderio di fare bella figura in spiaggia possa spingerci ad alzarci la mattina per correre prima di andare a lavorare. Alla fine però siamo sempre stanchi, svogliati e non riusciamo ad andare con costanza.

Perché? Pensiamo forse di non essere abbastanza motivati e che non ce la faremo mai: non abbiamo abbastanza forze a favore!! In realtà però dovremmo anche analizzare le forze contro: probabilmente dovremmo andare a letto un po’ prima o mangiare e bere un po’ meno la sera. O forse siamo troppo impegnati; dovremmo cercare di rivedere l’agenda per trovare qualche altro spazio durante la giornata e essere meno compressi in generale. E ci potremmo rendere conto che non è solo una questione di spingere sulla motivazione ma di cercare prima di comprendere e poi di mitigare le forze che ci trattengono dal raggiungimento del nostro obiettivo.

Bibliografia:

Dubner, Stephen J. How to Launch a Behavior-Change Revolution (Ep. 306). Podcast, Freakonomics.com, 2017.

Klotz, Leidy. Subtract. Flatiron Books, 2021.

Lock, Daniel. Force Field Analysis: The Ultimate How-to Guide. daniellock.com.

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