Da Galileo ad Einstein: l’importanza del punto di vista

Galileo e Einstein ci insegnano che utilizzando solo il nostro punto di vista non possiamo comprendere appieno la realtà che ci circonda.

Tendiamo quasi sempre a valutare le cose da un solo punto di vista: il nostro. Questo modo di fare non ci consente di avere una visione complessiva dei fatti e quindi di interpretarli correttamente

In fisica, il principio di relatività ci aiuta a capire che una situazione può essere percepita diversamente a seconda della prospettiva da cui viene osservata. 

Galileo e l’esperimento della barca

La scienza della relatività può essere facilmente compresa attraverso due esperimenti mentali: il primo condotto da Galileo attorno al 1630 ed il secondo da Einstein agli inizi del ‘900.

L’esperimento immaginato da Galileo prende in considerazione uno scienziato che si trova sotto coperta in una barca che si sta muovendo ad una velocità costante. Lo scienziato, che non ha modo di vedere fuori attraverso gli oblò della barca, prende una palla e la lascia cadere a terra. Nell’osservare l’andamento della palla, egli noterà solamente il movimento verticale dall’alto verso il basso: in realtà c’è anche un movimento orizzontale, legato allo spostamento della barca, che però lo scienziato non percepisce perché lui stesso ne è partecipe.

Supponiamo invece che ci sia un osservatore che si trovi sulla terraferma e che sia in grado di vedere attraverso le pareti della barca: egli sarà in grado di vedere il movimento completo della palla, sia verticale che orizzontale, perché, trovandosi al di fuori della barca, ha una visione più completa della realtà. Lo scienziato invece dovrebbe fare uno sforzo cognitivo esplicito per ricordarsi che sia lui che la palla si muovono in orizzontale grazie all’avanzamento della barca. Galileo sviluppò questo esperimento per validare le teorie di Copernico e dimostrare che la terra è in continuo movimento anche se noi non ce ne rendiamo conto. 

L’esperimento della barca ci ricorda che il punto di vista che utilizziamo influenza in maniera determinante la nostra percezione della realtà e che molto spesso per comprendere veramente cosa sta succedendo occorre scendere dalla barca in cui ci troviamo e guardarla dalla terraferma.

Einstein e l’esperimento del treno

Agli inizi del ‘900, riprendendo l’idea di Galileo, Einstein elaborò un esperimento mentale che poi divenne celebre perché contribuì a spiegare il principio della relatività ristretta.

Supponiamo di osservare un treno che passa: due fulmini lo colpiscono, uno davanti e uno dietro, proprio mentre la parte centrale del treno si trova di fronte a noi. Trovandosi alla stessa distanza dal nostro punto di osservazione, abbiamo giustamente l’impressione che i fulmini abbiamo colpito il treno nello stesso istante. 

Qualche ora dopo incontriamo un nostro amico che si trovava sul treno e gli raccontiamo la storia dei due fulmini che lo hanno colpito contemporaneamente. L’amico però ci smentisce e ci dice che secondo lui la parte davanti del treno è stata colpita per prima. Chi ha ragione? 

Il nostro amico si trovava seduto nella carrozza centrale: se il treno fosse stato fermo, anche lui avrebbe percepito i due fulmini contemporaneamente. Tuttavia il treno stava avanzando e quindi la luce del fulmine che ha colpito dietro ha dovuto compiere un percorso aggiuntivo per raggiungerlo: per questo ha giustamente concluso che il fulmine davanti ha colpito per primo. 

L’esperimento del treno dimostra che osservatori che si trovano in movimento relativo tra di loro, cioè si spostano a velocità diverse, hanno anche una percezione diversa del tempo. Questo significa che gli stessi due eventi possono accadere simultaneamente per uno e in momenti diversi per un altro. 

In sostanza noi e il nostro amico abbiamo avuto due interpretazioni diverse ma ugualmente valide della stessa realtà. Avevamo semplicemente un punto di vista differente.

I punti di vista

Gli esperimenti di Galileo e Einstein ci ricordano in maniera molto chiara che:

la nostra percezione della realtà è unica e particolare perché dipende dal nostro punto di vista

la nostra interpretazione dei fatti è solo parziale: ne esistono probabilmente altre almeno valide quanto la nostra

non possiamo pretendere che gli altri vedano le stesse cose che vediamo noi, perché hanno un osservatorio differente

-non riusciamo in automatico ad avere una visione complessiva e a vedere tramite gli occhi degli altri

Occorre quindi acquisire la consapevolezza che il nostro punto di vista può essere corretto ma è inevitabilmente parziale, approssimativo e incompleto: per migliorare la nostra comprensione e renderla più completa, è necessario fare uno sforzo cognitivo consapevole per considerare punti di vista differenti. Come Galileo e Einstein, dovremmo quindi ricorrere ad esperimenti mentali per valutare la prospettiva sia di chi si trova sul treno o sulla barca e sia di chi si trova sulla terraferma. Ma come fare?

Il nemico principale delle buone decisioni è l’assenza di sufficienti punti di vista su un problema.” (Alain de Botton)

Supponiamo di considerare un manager impegnato a valutare a consuntivo i risultati annuali del team: molto probabilmente partirà dal suo punto di vista e inizierà ad analizzarli rispetto agli obiettivi personali che gli erano stati attribuiti. Se si fermasse qui però avrebbe una visione solo parziale della situazione. Potrebbe infatti mettersi dal punto di vista dei membri del team e valutare la loro soddisfazione/insoddisfazione, cosa è andato bene o cosa è andato male. Ad esempio i risultati potrebbero essere stati buoni ma ottenuti spremendo troppo i colleghi che sono stanchi, stressati, insoddisfatti e questo non depone bene per il futuro. 

Il manager potrebbe anche considerare il punto di vista dell’azienda: in questo caso non conteranno solo i numeri del suo team, ma anche il modo in cui ha collaborato con altre divisioni dell’azienda e ha contribuito al risultato complessivo. E come sarebbero valutati i suoi numeri se si ponesse dall’osservatorio di un competitor diretto? 

Potrebbe poi considerare il punto di vista dei clienti: i risultati sono stati buoni ma la qualità del servizio è peggiorata e i clienti sono scontenti? O al contrario non abbiamo fatto i numeri ma i feedback sono positivi? Quali delle due situazioni è migliore? E potremmo andare avanti considerando anche il punto di vista dei fornitori, di altri partner, di eventuali regolatori e così via.

Un altro modo per variare il punto di vista è quello di muoversi su orizzonti temporali differenti. Quale sarà l’impatto di quello che stiamo analizzando tra una settimana, un mese o addirittura qualche anno? Molto spesso tendiamo a focalizzarci troppo su problemi contingenti che però risultano ininfluenti se solo allungassimo l’orizzonte temporale mentre tendiamo a sottovalutare temi che potrebbero avere un impatto strutturale semplicemente perché non si sono ancora manifestati in maniera acuta.

“Stranamente gli individui sono più emozionalmente disturbati dai rischi di breve periodo rispetto a quelli di lungo periodo.” (William J. Bernstein)

Conclusioni

Gli esperimenti di Galileo e Einstein ci hanno dimostrato che utilizzando solo il nostro punto di vista non possiamo comprendere appieno la realtà che ci circonda. Il fatto che gli altri possano percepire diversamente una cosa che a noi sembra ovvia, è infatti assolutamente normale. Il salto mentale da fare è quindi quello di comprendere che le varie visioni, pur differenti, potrebbero essere tutte vere contemporaneamente, perché colgono diversi aspetti delle stessa realtà. L’obiettivo non è quindi capire quale sia la migliore, ma fare lo sforzo di integrarle in modo da avere una visione più completa.

Bibliografia:

Farnam Street. The Great Mental Models. Vol.2. Latticework Publishing, 2019.

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