La domanda di Elon Musk

L’esperienza di Musk ci offre alcune lezioni di grande valore. E ci fa capire che tutto può nascere da una sola domanda.

Elon Musk, è sempre stato un bambino taciturno che preferiva la compagnia dei libri a quella degli amici. Il padre lo definiva come un pensatore introverso che passava intere giornate a leggere tutto quello che gli capitava. Alle elementari, uscito da scuola, entrava nella libreria più vicina e ci rimaneva tutto il pomeriggio fino alla chiusura. Lo stesso Elon ricorda che già in terza elementare aveva terminato i libri della biblioteca scolastica e della libreria di quartiere così iniziò a leggere l’Enciclopedia Britannica.

In queste letture Elon cercava con grande passione una spiegazione ai grandi dilemmi del mondo e al significato delle cose. Verso i 14 anni, non avendo trovato risposte ai suoi quesiti, Elon attraversò un difficile momento di depressione: aveva già letto tutto quello che poteva e non sapeva più dove guardare.  

Partire dalle domande giuste

Un giorno, durante gli anni del college, ebbe finalmente l’ispirazione che lo sbloccò: si rese conto che non aveva senso continuare a cercare le risposte, ma che fosse molto più importante porsi le domande giuste. E la domanda che contava di più per il giovane Musk e che influenzò tutto il resto della sua vita era la seguente: “Quali sono le cose che influenzeranno di più il futuro dell’umanità?

Una volta compreso quale fosse la domanda per lui più importante in assoluto, tutto gli fu più chiaro, le risposte gli arrivarono in maniera molto naturale. Secondo il giovane Elon, i grandi temi che avrebbero impattato il futuro dell’umanità sarebbero stati l’avvento di Internet, che stava nascendo proprio in quegli anni, la capacità di produrre energia in maniera sostenibile, e dare al genere umano la prospettiva di poter vivere su altri pianeti visto che la nostra sopravvivenza sulla Terra iniziava ad essere messa in pericolo dai danni ambientali.

Se si comprende questa premessa, tutta la storia di Musk che ai più può sembrare bizzarra, assume invece una prospettiva più lineare. Se la domanda più importante per lui fosse stata “quali sono i business che mi consentiranno di fare più soldi” probabilmente avrebbe studiato finanza e avrebbe cercato lavoro a Wall Street. O dopo la vendita di Paypal nel 2002 avrebbe potuto continuare ad investire nel settore internet che stava crescendo a ritmi esponenziali. Sicuramente non avrebbe pensato di lanciare un’azienda di automobili, uno dei settori più in crisi dell’industria americana: prima di Tesla, l’ultima società automobilistica americana a quotarsi in borsa era stata GM nella prima parte del ‘900. Per non parlare del settore aerospaziale, dove nessuna azienda privata aveva mai lanciato un razzo dello spazio.

La domanda di partenza spiega anche il tanto celebrato “drive” di Musk, cioè la sua capacità di perseguire con impegno quasi sovrumano progetti con una probabilità di realizzazione molto bassa, caratteristica che nelle fasi iniziali di Tesla e SpaceX erano stati quasi oggetto di derisione da parte dei media e assimilati ad una sorta di follia. Musk era perfettamente consapevole che Tesla e SpaceX erano avventure a scarsissima probabilità di successo: l’obiettivo finale però era per lui così importante e significativo che era disposto a sopportare un rischio molto elevato di fallimento. Musk ha investito nelle sue aziende tutti i soldi incassati dalla vendita di Paypal, circa 200 mln di dollari, con la prospettiva di poter di rimanere con nulla in mano e dover ripartire da zero, scenario che sembrava praticamente certo nel 2008. 

Il suo comportamento appariva quindi folle se giudicato con gli occhiali dei giornalisti e degli analisti finanziari, che valutavano solo la sostenibilità economica di quello che stava facendo. Ma la domanda di partenza di Musk era diversa: ed è proprio per quello che è riuscito a realizzare quello che molti non erano neanche in grado di immaginare.

“Molte cose sono improbabili, solo poche sono impossibili.” (Elon Musk)

“Quando qualcosa è veramente importante, la fai anche se le probabilità sono contro di te.” (Elon Musk)


Paypal e il ragionamento induttivo

In un discorso alla Caltech del 2012, Musk spiega come l’idea di partenza di Paypal fosse quella di creare una piattaforma finanziaria integrata che incorporasse tutti i servizi finanziari; Paypal era anche in grado di offrire un servizio accessorio di pagamento tramite e-mail. Durante le presentazioni a potenziali partners, Musk e gli altri manager iniziavano mostrando la piattaforma integrata, che aveva meccanismi di funzionamento piuttosto complicati, riscuotendo scarso interesse. Al contrario tutti si risvegliavano quando si parlava del servizio di pagamento per e-mail, molto più semplice e comprensibile. 

Questo aneddoto dimostra l’importanza di valorizzare il feedback dell’ambiente in cui operiamo in modo tale da poter correggere e rivedere le ipotesi di partenza. Dopo questi meeting, i manager di Paypal capirono che la strada giusta era quella di focalizzarsi esclusivamente sulle funzionalità di pagamento e questo determinò il successo dell’azienda.

Musk imparò molto velocemente la lezione, tanto da rendere il feedback una parte fondamentale del suo processo di sviluppo prodotti. Per esempio nel dicembre del 2017, con un messaggio di Twitter, ha sollecitato il feedback dei suoi follower sui prodotti di Tesla: “Volevo mandare ancora un messaggio di grande gratitudine a chi nel mondo possiede un’auto Tesla per aver dato fiducia ad un’azienda che tutti gli esperti dicevano sarebbe fallita. Il team di Tesla ha messo così tanto sangue, sudore e lacrime per creare le macchine che amate. Come possiamo migliorare ancora?”. I suggerimenti che ottenne furono talmente attinenti e interessanti che lo stesso Musk in alcuni casi si prese la briga di rispondere affermando che l’azienda stava già lavorando o avrebbe preso in considerazione la soluzioni proposte. 

Musk è particolarmente interessato al feedback negativo, che considera fondamentale per poter mettere alla prova la solidità delle sue idee. Non ricercare attivamente il feedback negativo è secondo Musk uno degli errori più comuni commessi dagli imprenditori. Quando presenta nuovi progetti o prodotti ai suoi amici o collaboratori mette subito le cose in chiaro: “non voglio avere commenti positivi…dimmi solo quello che non ti piace.” Quello che Elon vuole assolutamente evitare è di fissarsi su una soluzione sbagliata e di illudersi che qualcosa possa funzionare quando in realtà non è così.

“Una critica ben ragionata su quello che stai facendo ha più valore dell’oro.” (Elon Musk)

“Fai attenzione al feedback negativo e cerca di sollecitarlo, specialmente dagli amici. Nessuno lo fa ma è incredibilmente utile.” (Elon Musk)

Tesla: la forza dei prototipi

Quando creò Tesla, l’obiettivo di Musk era mostrare al mondo che le macchine elettriche potessero essere belle, aggressive e veloci. Si trattava di cambiare la percezione comune che i veicoli elettrici fossero brutti, lenti e potessero percorrere solo distanze limitate: in sostanza che fossero tutti simili ad una golf cart. 

Per cui lo step immediato nei primi giorni dopo la nascita dell’azienda fu quello di lavorare alla creazione del primo prototipo della Roadster. Gli ingegneri decisero di acquistare un telaio della Lotus Elise e si concentrarono sullo sviluppo del sistema di batterie, sul cablaggio e su qualche aggiustamento del telaio per tenere tutto insieme. Iniziarono il lavoro il 18 ottobre 2004 e solo dopo 4 mesi, il 27 gennaio del 2005, 18 ingegneri avevano già sviluppato un primo prototipo in grado di circolare. Quel giorno c’era un board meeting di Tesla e Musk si presentò entusiasta guidando il prototipo e mostrandolo a tutti gli altri consiglieri. Fu così che durante il CdA decise di investire altri 9 milioni di dollari e ottenne 13 milioni dagli altri membri del board. I prototipi sviluppati nel 2005 e 2006 furono essenziali per attrarre nuovi finanziamenti che consentirono lo sviluppo di Tesla.

Avere un oggetto fisico, reale, che potesse essere guidato e testato, servì subito per dimostrare ai potenziali investitori e ai futuri clienti che fosse possibile costruire una macchina elettrica sportiva. Qualsiasi dimostrazione teorica o anche la presentazione powerpoint più bella non sarebbe stata sufficiente a ottenere dei finanziamenti. Da qui il consiglio di Musk: se hai intenzione di creare un nuova azienda, lanciare un nuovo progetto, il primo step deve essere quello di creare un prototipo del tuo prodotto o servizio. Anche se fosse una versione molto primitiva rispetto a quella che hai in testa sarebbe comunque molto più convincente rispetto ad una qualsiasi presentazione powerpoint.

Il calcolo delle probabilità di SpaceX

Quando Musk decise di lanciare SpaceX con l’obiettivo finale di portare l’uomo su Marte, era chiaro che le probabilità di successo fossero contro di lui. I suoi amici cercarono di dissuaderlo dal buttare i soldi in una missione impossibile, presentandogli un video con una raccolta di razzi che esplodevano in aria. Ma Musk decise comunque di investire 100 milioni di dollari quando fondò SpaceX e non perché non fosse un grado di calcolare le probabilità di successo, che coscientemente considerava bassissime. Semplicemente partiva da una prospettiva differente: “sono abbastanza ottimista sul futuro della vita sulla terra. Le cose saranno probabilmente ok per gli uomini, ma non possiamo averne la certezza. Anche se ci fosse solo l’1% di rischio di estinzione della nostra specie, vale comunque la pena di fare uno sforzo per trovare un’alternativa, creare una sorta di ridondanza planetaria.”

Musk quindi è perfettamente razionale e utilizza a dovere il ragionamento probabilistico. Semplicemente il suo obiettivo primario con SpaceX non è il profitto ma la sopravvivenza della specie umana. Da questa visuale, il suo calcolo è identico alla famosa scommessa di Pascal: un evento che ha delle conseguenze negative importanti come l’estinzione della vita sulla terra deve essere assolutamente preso in considerazione anche se le sue probabilità sono molto basse, ma comunque non zero. Secondo Musk quindi il progetto di “ridondanza planetaria” va considerato come una sorta di soluzione di back up, di procedura di risk management rispetto all’ipotesi remota di estinzione della vita sulla Terra. Da questa visuale la sua aspirazione non appare così strana e ridicola come la dipingono i suoi critici. Anche perché, se dovesse fallire, lo farebbe con i suoi soldi e non con quelli dello Stato.

La lezione di Musk

L’esperienza di Musk ci fornisce alcune lezioni di grande valore:

  1. Prima di cercare le risposte è importante capire quali siano le domande più importanti per te e per la tua azienda: queste domande costituiranno la guida per le azioni future. Questo approccio facilita la generazione del famoso “drive” di Musk cioè la capacità di perseguire gli obiettivi a fronte delle difficoltà: siamo molto più motivati nell’individuare le risposte se siamo convinti della bontà e dell’importanza delle domande. Spendere del tempo per trovare le risposte corrette alle domande sbagliate, come ci accade purtroppo molto spesso nella vita e sul lavoro, può essere particolarmente frustrante. Come ha sostenuto Kasparov, commentando una frase di Picasso, “i computer sono inutili perché ti danno solo risposte, mentre ogni cosa inizia con una domanda”.

I computer sono inutili. Possono darti solo risposte.” (Pablo Picasso)

  1. Cerca di valorizzare sempre il feedback, soprattutto quello negativo, anche se dovesse mettere in discussione le ipotesi di partenza. Potrebbe fare tutta la differenza tra il successo e il fallimento.
  2. Quando sei nelle fasi di start up di un nuovo progetto, cerca di produrre quanto prima un prototipo del tuo nuovo prodotto/servizio; risulterà molto più convincente per i tuoi potenziali finanziatori/clienti rispetto a qualsiasi presentazione.

Bibliografia:

Musk, Elon. Commencement speech Caltech 2012. YouTube.

Vance, Ashlee. Elon Musk. Virgin Books, 2016.

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