Il dottor Stranamore e il paradosso della bomba atomica

Gli individui tendono a negare psicologicamente eventi potenzialmente rischiosi che vengono percepiti come astratti e lontani dalla propria esperienza.

Nel 1964 usciva nelle sale cinematografiche “Il dottor Stranamore ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba”, commedia satirica dalle tinte fosche in cui Stanley Kubrick poneva la questione del rapporto tra l’uomo e la bomba atomica. Erano gli anni della guerra fredda e le due superpotenze Stati Uniti e Russia erano impegnate in una strategia della tensione che prevedeva lo sviluppo di ordigni atomici sempre più potenti e in grado di causare danni di proporzioni disastrose.

Non a caso “Il dottor Stranamore” ha come epilogo la distruzione del mondo: il generale Jack Ripper, in preda alla follia, attiva la procedura di attacco alla Russia e ogni tentativo da parte della diplomazia per disinnescare lo sgancio della bomba si rivela vano.

L’obiettivo di Kubrick era di risvegliare le coscienze del suo tempo sul tema del rischio atomico perché intravedeva una situazione paradossale: da un lato la creazione di armi sempre più potenti e la difficoltà a configurare procedure di controllo senza margini di errore ponevano un rischio elevato per la sopravvivenza del genere umano (chi avrebbe potuto escludere la possibilità che un individuo instabile, come il generale Ripper, innescasse la procedura di lancio della bomba?); dall’altro le persone in quegli anni apparivano quasi completamente anestetizzate e disinteressate al tema.

La spiegazione del paradosso, secondo Kubrick, risiedeva nel fatto che, per le persone, la bomba aveva perso i connotati di realtà ed era diventata una completa astrazione rappresentata da alcune immagini di nuvole a forma di fungo tratte dai rotocalchi di fine della seconda guerra mondiale. Le persone non riescono ad essere emotivamente coinvolte nei confronti di concetti astratti; per questo più tempo passava senza che accadesse nulla, più le persone erano naturalmente portate a negare psicologicamente l’esistenza della bomba.

Le persone sono influenzate principalmente dall’esperienza diretta e non dai concetti astratti; è molto raro trovare qualcuno che possa essere emozionalmente coinvolto da un’astrazione.” (Stanley Kubrick)

Il “paradosso della bomba atomica” può essere facilmente applicato anche ad altre situazioni in cui l’evento potenzialmente rischioso viene negato finché non accade.

Un classico esempio è il tema ambientale: le previsioni di aumento delle temperature, di scioglimento dei ghiacci e così come di altri scenari catastrofici hanno un impatto psicologico molto ridotto sulle persone, non tanto perché se ne mette in discussione l’attendibilità, quanto perché rappresentano dei concetti astratti, quasi appartenenti ad una dimensione non reale.

La stessa situazione si è verificata recentemente nei paesi occidentali in relazione al Covid-19: le immagini delle città cinesi deserte e controllate dalla polizia ci apparivano una completa astrazione, come se fossero parte di una pellicola cinematografica, e quindi non erano in grado di suscitare una preoccupazione concreta. 

Questa negazione psicologica ci ha indotto a sottovalutare il problema e a farci trovare completamente impreparati con il risultato che le città deserte sono diventate le nostre.

Bibliografia:

Phillips, Gene D. Stanley Kubrick: Interviews. University Press of Mississippi, 2001.

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